La storia del cinema a luci rosse

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Bisogna fare un piccolo salto indietro nel tempo di circa un secolo per iniziare a vedere sul grande schermo nudità, storie di fantasie erotiche, riprese di rapporti sessuali completi; era infatti il 1896 quando il mondo della cinematografia si accorse che tale genere suscitava non poco interesse tra il pubblico, ed è forse per questo che diversi uomini facoltosi, mantenendo il loro anonimato, iniziarono ad investire nella produzione di pellicole a luci rosse, che fecero il loro esordio proprio in questo modo, ovvero in una ristretta cerchia di persone benestanti col…vizietto.

Ovviamente, come in tutte le cose, il progresso e lo sviluppo tecnologico avuti nel corso degli anni fino ad arrivare ai giorni nostri, hanno poco a poco causato una sorta di metamorfosi all’interno del settore cinematografico a luci rosse, che si è evoluto sempre più fino ad assumere i connotati di quella che oggi identifichiamo come pornografia, ovvero non più un qualcosa di erotico softcore, ma una fedele riproduzione di atti sessuali senza alcun tipo di censura.

Le ‘donne di piacere’ che hanno lasciato il segno

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Vita di lusso, piaceri sfrenati, sregolatezza, vivevano così quelle che in antichità erano conosciute come donne di piacere, ovvero le prostitute di una volta, le donne che oggi chiamiamo escorts; la differenza tra allora ed oggi è che anticamente la prostituzione era parte integrante della vita di tutti i giorni, ed il mestiere di prostituta godeva di tutt’altra considerazione rispetto ad oggi. La storia ci racconta addirittura di paesi interi le cui sorti sono cambiate grazie proprio alle donne di piacere, quasi tutte morte in disgrazia e miseria dopo essere state ‘socialmente utili’ durante tutta la loro carriera.

Anche se, come ben sappiamo, la prostituzione viene considerata da tutti ‘il mestiere più vecchio del mondo’ perché se ne trovano tracce già nella Mesopotamia dell’impero babilonese (secolo XVIII a.C.), è stato il periodo greco-romano a lasciare la maggior parte di testimonianze sull’arte della prostituzione. Fu infatti il politico e poeta greco Solone ad istituire il primo bordello, e lo fece ad Atene nel secolo VI a.C, investendo poi i guadagni dell’attività per costruire un tempio dedicato ad Afrodite. La prostituzione diventò una professione sempre più diffusa, e nell’antica Roma fu resa pubblica e legalizzata; nacque così una nuova figura professionale, quella della meretrice.

La guerra nell’arte

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L’incontenibile voglia di voler immortalare le vittorie per intimidire gli avversari, e di celebrare le gesta eroiche dei popoli che essi regnavano, ha sempre spinto i sovrani a commissionare agli artisti opere come poesie, tele, sculture, raffiguranti momenti delle battaglie vinte, o comunque stralci di guerre combattute, e questa usanza non è certo recente; sono infatti venute alla luce alcune tavolozze, risalenti addirittura al 2000 a.C, sulle quali appaiono prigionieri portati via con la forza, animali selvaggi che si nutrivano con i corpi dei cadaveri, scene strazianti di mutilazioni ed uccisioni a sangue freddo, e tantissime altre testimonianze.

Ad esempio, risalgono più o meno al 2500 a.C. ritrovamenti come la Stele degli Avvoltoi, un monumento sumerico che raffigura scene di una vittoriosa guerra condotta dalla città mesopotamica di Eannatum ai danni della rivale Umma, o la Tomba di Inti, sulla quale sono riprodotte scene di soldati egiziani che assaltano una fortezza. Ad ogni modo, sono stati Assiro-Babilonesi ed Egiziani i primi artisti di guerra, anche se si suppone che questo tipo di arte sia nata ancora prima di queste epoche.

Via col vento e la guerra di secessione americana

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E’ Gone with the wind il titolo originale di questo bellissimo romanzo strappalacrime creato dalla scrittrice e giornalista statunitense Margaret Mitchell nel 1936, ed è ambientato negli Stati Uniti meridionali durante i quattro lunghi anni in cui si svolse la guerra di secessione contro gli Stati Confederati d’America. E’ da dire che molto probabilmente il romanzo della Mitchell non avrebbe avuto tutto il successo che invece ha riscosso se non fosse stato ‘aiutato’ dal grande colossal cinematografico di Victor Fleming del 1939, film che ancora oggi è capace di commuovere persone di ogni età.

Un milione di copie vendute in soli 6 mesi, un dato questo che, se relazionato con quegli anni, ha davvero dell’incredibile, fu davvero un successone. Via col vento è stato tradotto in 37 lingue diverse e ristampato fino alla noia, e basta pensare che ad oggi sono circa 30 milioni le copie vendute, per darsi conto che si parla certamente di uno tra i romanzi più venduti della storia della letteratura mondiale.

Zero Dark Thirty, la morte di Bin Laden sul grande schermo

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‘Zero Dark Thirty’, film del 2012 diretto da Kathryn Bigelow ed interamente incentrato sull’attività dei servizi segreti che portò all’individuazione ed uccisione del fondamentalista islamico ‘Osama Bin Laden’, deve il suo titolo proprio all’ora esatta in cui scattò tutta l’operazione, culminata poi con la morte del pericolosissimo terrorista saudita.

A mezzanotte e mezza del 1 Maggio 2011, prese il via infatti l’operazione militare che tutto il mondo si auspicava partisse già molto tempo prima, ovvero quella di trovare, stanare ed uccidere l’uomo che aveva seminato il terrore e minacciato tutto il mondo, quell’Osama Bin Laden che un po’ tutti volevano vedere assolutamente morto. Pellicola dai contenuti forti e dalle innumerevoli critiche ricevute, ‘Zero Dark Thirty’ si colloca certamente tra i migliori 50 film dell’ultimo decennio, come testimonia il lungo elenco di riconoscimenti e premi che ha ricevuto.

La battaglia delle Midway

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L’atollo di Midway fu scoperto nel 1859, ed oggi rappresenta un territorio che va sotto la giurisdizione degli Stati Uniti, incorporato sin dal 1867; fatta questa premessa giusto per inquadrare bene l’arcipelago delle isole Midway, situato ad Ovest rispetto alle Hawaii, cercheremo adesso di capire bene quali furono i motivi e come si sviluppò una delle battaglie navali più violente che la storia abbia mai raccontato.

Le forze imperiali giapponesi erano in quegli anni (siamo agli inizi del 1940) davvero fortissime e molto aggressive, e si trovavano in piena campagna espansionistica; dopo aver attaccato e sconfitto India, Filippine, Birmania, e Malesia, lo Stato Maggiore nipponico iniziò a prendere in considerazione l’eventualità di proseguire con la guerra contro la superpotenza statunitense, e contro tutti coloro che si fossero schierati al suo fianco. Gli americani avevano nel frattempo disposto una sorta di embargo al Giappone, interrompendo la somministrazione di carburante avio, lubrificanti, acciaio e rottami di ferro, verso i paesi dell’Est.

L’importanza delle prostitute durante la seconda guerra mondiale

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La Germania invase gran parte dell’Europa durante la seconda guerra mondiale. L’Italia, che era stata alleata dell’Impero Nazista durante i primi anni del conflitto armato, cambiò sponda a partire dal 1943, dopo la destituzione di Mussolini. A partire da questo momento, le truppe tedesche occuparono gran parte del paese, inclusa la città veneta di Treviso.

Fu durante questa occupazione tedesca quando le prostitute lavorarono tantissimo. A quei tempi infatti, le alte cariche militari della Germania nazista, consideravano essenziale la contrattazione di donne di compagnìa per risollevare il morale delle truppe. Contrattarle non era tanto facile come potrebbe esserlo ai giorni nostri entrando in qualche sito web specializzato come https://www.millerotici.com/escort/veneto/treviso/ e trovando un grande elenco di ragazze con le quali poter trascorrere momenti di piacere. In cambio, negli anni 40 questo tipo di ozio si doveva contrattare direttamente nei bordelli, nei quali si accalcavano decine e forse centinaia di soldati i quali, essendo ubriachi, erano particolarmente vulnerabili.

The Last Full Measure, la storia di un medico di guerra del Vietnam premiata più di 30 anni dopo

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Negli ultimi anni Hollywood non ha avuto troppe buone idee originali, ma c’è ancora un certo spazio per questi tipi di film che offrono una visione diversa delle cose, o almeno non fanno parte di un franchising o il remake di un film già visto prima. La mancanza d’idee dalla mecca del cinema ha raggiunto un punto allarmante, anche se sembra poco importante per le mandamasi del settore, che continuano a fare milioni con i loro film basati su eroi, fumetti e best seller di successo. Tra le tanti superproduzioni, c’è spazio per film più piccoli e originali, come l’ultimo vincitore degli Oscar, il bellissimo ed emozionante ‘The Green Book’.

Quel film era basato sulla storia vera di un talentuoso musicista nero, e Hollywood ha capito che ci sono anche storie molto belle in quella parte, adattandole al grande schermo. Uno dei più attesi quest’anno è The Last Full Measure, un film drammatico che racconta la storia di un medico che ha dato tutto in quel momento per salvare i suoi connazionali nella guerra del Vietnam e che è successivamente decorato, molti decenni più tardi, grazie alla profonda ammirazione che un altro investigatore provò per lui, rivelando tutto ciò che fece per la sua nazione in quella guerra che continua ancora oggi a creare cicatrici in America.

1914! The Vanguard e la Grande Guerra, la mostra di 222 opere militari al Museo Thyssen-Bornemisza

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L’arte è sempre stato coerente con le cose que stavano accadendo nel mondo e quando le cose sono andate male, anche l’arte si è risentito e riflettendolo in modo ovvio. I conflitti di guerra hanno influenzato il modo di vivere delle persone e gli artisti non sono sfuggiti a tutto ciò.

Le opere o i periodi di guerra in cui sono stati condotti questi conflitti armati hanno avuto una forza speciale per mostrare quel terrore, nella maggior parte dei casi velato, ma molto diretto, dell’orrore che l’umanità stava scatenando in quel momento. E pochi esempi sono chiari di tutto ciò come quello della Grande Guerra, in seguito conosciuta come Prima Guerra Mondiale, che si sviluppò nella seconda metà degli anni ’10 e fu una vera e propria prova per gli artisti d’avanguardia.

Non è un caso che l’avanguardie più estreme, raccolte all’interno del movimento surrealista, siano diventate forti dopo lo scoppio della Grande Guerra in Europa. Erano artisti che cercavano l’astrazione, liberandosi dai vincoli della ragione umana che sembravano essere stati oscurati dalla guerra e dal desiderio di potere, per sfuggire al mondo onirico e impossibile, molto più appetibile del mondo reale, crudele, grigio e scuro che ha presentato l’era postbellica. Un decennio fa, il famoso museo Thyssen Bornemisza di Madrid teneva una mostra temporanea sull’influenza della Grande Guerra sull’avanguardia artistica, con un successo più che notevole.

La battaglia della foresta di Hürtgen, la battaglia più lunga della storia degli Stati Uniti che si concluse con una sconfitta

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Quando una guerra finisce, la cosa più comune è quella di parlare di vincitori e vinti, di una parte che ha raggiunto l’obiettivo primario di sconfiggerne un’altra. Tuttavia, il costo di quella vittoria a volte può essere così alto che rimane un gusto agrodolce in coloro che dovrebbero celebrare la vittoria, ma che possono solo pensare a tutto ciò che hanno perso lungo la strada.

La storia è piena di guerre vinte dopo aver perso tanti altre battaglie, e questo è comune anche oggi, perché non importa quanto sia forte un esercito, c’è sempre la possibilità di subire una battuta durante la battaglia. Anche gli Stati Uniti hanno dovuto vedersi in questi tipi di situazioni, la più grave delle quali è la battaglia della foresta di Hürtgen, la più lunga e problematica a cui abbiano mai partecipato.

Questo concorso si tenne negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale, in seguito all’avanzata delle truppe statunitensi dalla Normandia alla Rur attraverso la Germania settentrionale. Nella famosa foresta di Hürtgen, un’area di soli 129 km2, l’esercito americano ha incontrato più problemi del previsto per superare i nazisti, che hanno continuato a resistere in quella zona boscosa.